martedì 12 luglio 2011

Festa del Monte 2011

Ed eccoci quà a parlare della festa del Monte 2011, una festa che riesce sempre ad emozionarci e a far rivivere il paese di Racalmuto.
Iniziamo con il cero dei borghesi o "borgesi" (ciliu):
Gli altri anni ci si lamentava del "Cilio appattatu" dicendo che così veniva a mancare una tradizione fatta da rivalità storiche etc etc..
Quest'anno ci sono state 2 squadre a contendersi la bandiera con inevitabile scazzottata, qualche macchia di sangue e diversi capi di abbigliamento strappati..e ci si lamenta perchè la festa del monte non dovrebbe essere violenta etc etc..Ma questa presa della bandiera come deve essere per far felici tutti? La tradizione parla di scazzottate continuate la notte alla fontana, la tradizione parla di devozione e rivalità non di violenza gratuita..forse, per far felici tutti, dobbiamo rinunciare a questo cero? magari il lamentarsi sempre e comunque è nel nostro sangue di racalmutesi..
Io dico w lu ciliu sempre e comunque, che sia "appattatu" o "sciarriatu" fa parte della nostra tradizione e non deve esistere ne violenza gratuita ne moralismo inutile, è solo devozione e tradizione..(alla fine nessuno è obbligato a prendere la bandiera, se qualcuno rischia pugni in faccia ci sarà un motivo...).
Altra cosa emozionante è stata la classica sfilata dei cavalli terminata ai piedi del santuario di Maria SS del Monte.
Peccato per il sabato sera, il solito esibizionismo di qualcuno ha rischiato di causare danni a chi era ai piedi del Santuario con rischi di risse ed altre fesserie.
Facendo così si rende pericolosa una bellissima tradizione e in particolar modo si rischia di farla seppellire una volta per tutte..un pò di esibizionismo non vale una tradizione, fattene una ragione..andare in giro con i cavalli sbizzarriti non è il massimo e non è da "sperti".
Un'altra cosa che non ho capito è stato il ruolo della protezione civile alla "scalonata", i cavalli sbizzarriti li facevano passare da sinistra in mezzo alla gente ammassata e le transenne messe malissimo hanno causato più rischio che altro..diciamo che questi episodi sono stati accompagnati da un bel pò di fortuna.
Tra tanti grandi cavalli e bellissimi pony è da ricordare l'asinello di Passalacqua che è stata una bella presenza quasi da mascotte per la sfilata stessa.
Da ricordare inoltre la recita "la vinuta di la Madonna di lu Munti", la presentazione del libro "Maria Vergine del Monte in Racalmuto", i "tammurinara" sempre emozionanti e spettacolari, la bellissima processione della Madonna trainata dai buoi, la banda musicale "Città di Acireale", il corcerto lirico sinfonico in piazza Francesco Crispi, la santa messa in piazza all'arrivo del carro della Madonna e tanto altro ancora.
Si ringrazia la protezione civile per quello che è stato fatto, magari un pò di organizzazione in più non avrebbe fatto male..
Ed infine ricordo la sfilata dei gruppi folk di ieri (Lunedì 11), lo spettacolo "Liolà" al teatro Regina Margherita di oggi (Martedì 12) e il concerto in piazza Umberto I° di Simona Molinari, Francesco Buzzurro, Giuseppe Milici e la Big Band Orchestra diretta dal M.to Domenico Riina (Giovedì 14 luglio) venuti in maniera gratuita grazie ad Alfredo Lo Faro.
Si ringrazia il comitato dei festeggiamenti di Maria SS del Monte con il presidente Don Luigi Mattina e il comitato dei borgesi o burgisi.
Niente male per una festa "in crisi", un miracolo della nostra Madonna del Monte che ha voluto mettere, con forza, una parentesi alla vita "pesante" racalmutese di ogni giorno.
In difesa delle tradizioni gridiamo: W la Beddra Matri di lu Munti, W Maria..

Cristian Alaimo, racalmutese fiero.

La Scinnuta

Scinninu carrittera e urdunara,
spidugliafacenni e scassapagliara.

S'arrizzolanu ddà sutta ranti ranti
cu' havi debiti,pulitici e...birbanti.

Ci scinni lu 'nfamuni e ruffianu:
iètta la petra e s'ammuccia la manu.

Va turtiannu un sciumi di cristiani,
vannu a lu Raffucu li quartari 'n-mani.

Cu' è a la gebbia,cù ìnchi a li cannola,
cu' abbrivira la mula e frisca.-Booona!-.

Sutta di lu cienziu all'ummirata
cu' picca picca ci perdi n'urata.

Tratta da "A Lu raffu E Saracinu" del poeta/scritore racalmutese Piero Carbone

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